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  L'Aquilone

Il giornalino scolastico del I° Istituto comprensivo statale di Buccheri

 

...E qui comando io

 

Un mondo di cristallo in una corazza d’acciaio

 

Vuole stare al centro dell’ attenzione, pretende obbedienza, si crede onnipotente e vuole dominare il branco. Quasi come se l’aggressività fosse l’unica via che conosce per esprimere la propria forza e farsi spazio nella vita, affrontando così le difficoltà e gli impedimenti quotidiani, a costo di ripiegarsi sempre più su se stesso e accumulare odio e rancore verso tutto e verso tutti. Questo, in pochi tratti, l’identikit del perfetto bullo. Anche se talvolta non ce ne rendiamo conto o siamo portati a minimizzare, capita quasi tutti i giorni di assistere a fenomeni di bullismo o, addirittura, di restarne vittime anche nella nostra piccola realtà paesana. Col termine bullismo (dall’inglese bullying) si indicano tutti quei comportamenti finalizzati a dire o fare cose che ti permettono di avere potere su un’altra persona e dominarla. Spesso non gli si attribuisce molta importanza perché lo si ritiene una “normale” espressione della conflittualità tipica dell’infanzia o dell’adolescenza. Solo che in un normale conflitto tra ragazzi o bambini le persone coinvolte si confrontano ad armi pari. Il bullo “ultimo tipo” non è il solito, classico ragazzaccio grande e grosso che si approfitta dei più deboli. Oggi le cose sono decisamente cambiate. Bulli non si nasce, ma si diventa dopo mesi di assidue e subdole “esercitazioni” di stile che permettono di perfezionare la tecnica fino a diventare i più temuti. Certo, gli attacchi diretti alla vittima (fisici o verbali) vanno ancora di moda, ma riscuotono sempre più successo quelli indiretti, miranti ad isolare ed escludere i più deboli dal gruppo. Il bullismo non crea problemi solo alla vittima, ma anche a tutte le persone che vi assistono o in qualche modo vi partecipano, perché crea un forte clima di incertezza e di tensione.
Sicuramente è un’esperienza che bambini e ragazzi non dovrebbero assolutamente fare, date le conseguenze che porta con sé, come il rischio di commettere reati una volta diventati adulti.
Il fenomeno riguarda quasi allo stesso modo adolescenti e bambini. Sempre più spesso si sentono storie di baby gang e di “figli di papà” apparentemente insospettabili che fanno della prepotenza e della minaccia la loro unica ragione di vita. Ma non è tutto, a vivacizzare ulteriormente il panorama, entra in scena il sesso debole o, meglio, quello che un tempo era definito tale.

Capita di assistere a scenette inquietanti in cui ragazze carine dal viso angelico si comportano peggio dei colleghi maschi nascondendosi, quando pizzicate, dietro la famosa frase: “L’ho fatto solo per difendermi! In realtà la vera vittima sono io!”. Ma perché questo fenomeno si sta diffondendo sempre di più tra i giovani e i giovanissimi? Le statistiche rilevano una percentuale, oscillante tra il 25 e il 40%, di alunni della scuola dell’obbligo che riferiscono di aver subito o subire atti di prepotenza e sopraffazione. La sua diffusione è più generalizzata nelle scuole elementari e nei primi anni delle scuole medie, mentre diminuisce con il crescere dell’età in quanto a frequenza, aumentando tuttavia il grado di aggressività.
Indubbiamente la prima responsabile è la società di oggi, in cui vige la legge del più forte e in cui le immagini si stanno quasi sostituendo alla realtà. Tutti ci vestiamo allo stesso modo, tutti seguiamo la stessa corrente di pensiero e tutti vorremmo “dominare”. Per questo motivo nascono i bulli. Le persone più deboli e insicure si celano dietro questa maschera infrangibile e credono di poter dominare il mondo con l’arroganza e la prepotenza. E poi c’è la famiglia. Sicuramente l’autorevolezza e l’abitudine alla sorveglianza degli adulti in generale e dei genitori in particolare tendono a ridursi sempre più, a tutto vantaggio dell’abitudine alla trasgressione e all’esagerazione in ogni campo. Nella disperata ricerca di qualcosa di nuovo ed emozionante, si rischia di perdere pian piano il contatto con la realtà e di impoverirsi interiormente, al punto da riuscire ad esprimere solo rabbia.
Ma c’è anche un’altra causa da non sottovalutare… Molto spesso si diventa bulli dopo essere stati una vittima, credendo, così, di potersi vendicare.
Se dovesse capitare anche a te pensa che, in realtà, i bulli sono soltanto persone fragili con una corazza d’acciaio. E ricorda: la tua migliore arma di difesa puoi trovarla solo parlandone con gli altri. Il bullo non parla perché ha più paura di te. Difenditi parlandone con gli adulti a te più vicini (genitori, insegnanti, bidelli, ecc.) e, soprattutto, non vergognartene.




Federica Centorbi

Classe 3^ Media

 

 

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