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Calvario
S. Andrea (rudere)
S. Nicola (rudere)
 

Chiesa

Santa Maria Maddalena 1702-1794

Questa un tempo eraubicata alla periferia est del paese in località cuozzu a chiana, corrispondente con I'ingresso del paese provenendo dall'antica via che congiungeva il paese con gli altri comuni montani. L'antica chiesa" della Maddalena di fondazio-ne incerta era esistente gia nel '400. Nel 1540 il pittore netino il "nobilis" Nicola De Noto si obbligò ai confrati della chiesa a "depurare conam relavatam cum figuris et apostolis suis de perfetione auro et coloribus eodem modo et forma ut extat deauratafigura sancti Viti moderne deaurata per eundem pictorem (...) ; il pittore netino deve indorare una icona probabilmente di S. Maria

le Opere d'arte:
I Dipinti
S. Francesco di Paola
S. Marta, S. Lazzaro e S. Sebastiano
Immacolata con S. Corrado e S. Domenico
Martirio di S. Biagio
Flagellazione
Deposizione
S. Maria Maddalena
Natività
Madonna e S. Silvestro
Le statue
S. Maria Maddalena
S. Biagio
Crocifisso ligneo
Scultura in legno dipinto
Le Feste
S. Francesco di Paola

 

Maddalena simile ad un'altra "cona" che 1'artista aveva eseguito per la chiesa di S. Antonio. La chiesa di non grandi dimensioni sorgeva originariamente in luogo isolato: in un documento del 1661 don Pietro Velasco vicario foraneo di Buccheri scri-vendo al vescovo fa rilevare come la chiesa della Maddalena non fosse adatta ad essere elevata a coadiutrice della Madre Chiesa per essere "fuori della detta terra in parte disabitata et in campagna tutta plena di umidità per essere in parte discoperta e dirupata di maniera che vi entrano dentro animali e cavalcature ed è rifugio di ladri e disertori di campagna et in quella si hanno trovato molti funi (...). In effetti la piccola chiesa della Maddalena stenta ad essere completata se e vero che nel 1568 si effettuano diverse vendite di terre per completare la fabbrica del campanile.

Nel 1611 si costruiscono alcune cappelle come quella di santa Marta e di San Filippo: in questa data è mastro Pietro Pisasale, impegnato in questi anni a rifare le chiese di Buccheri, a riprogettare ed edificare le cappelle nuove diroccando quelle vecchie. Nel 1632 si decide di costruire una nuova chiesa con il contributo di tutli i fedeli, per essere risultata la prima assai piccola e incomoda. I lavori vanno a rilento: nel 1632 si pagano "mastri per sterrare lo fossato", indi si chiede licenza "di monsignore (il vescovo) di poter benedire li fossati atti a chiantarsi la croci nel sito della nuova chiesa". Ma nel 1639 si pagano tarì 4 "per andare a chiamare mastro Antonio Milanese per riconzare la pianta di la nuova chiesa'", e nel 1639 "si paga­no onza una tt. 3 per giorni di tagliari l'arco e !o capitello grandi di lu pilastru"', nel 1646 vengono spese 86 onze e la chiesa non è stata completata.

© Salamone Vito

© Salamone Vito  

Nel 1658 si commissiona 1'organo a Francesco Montalto per 27 onze e 2 tarì. Nel 1661 la confraternita viene elevata ad arciconfraternita e nello stesso anno la chiesa viene eletta a coadiutrice della Madre Chiesa, nonostante 1'opposizione del confrati della rivale chiesa di S. Antonio e del parro-co; I'anno dopo fu "stucchiato" e imbiancato il dammuso maggiore (la volta) ed i muri della chie­sa e furono pagate 4 onze al pittore Silvestro Lo Terzo ''per un quadro dell’Immacolata Concezione da mettere nella cappella che i coniugi La Bruna avevano fatto edificare nella chiesa'".

Ancora nel 1682 si comprano 2408 tegole per 6 onze il che vuol dire che la chiesa veniva ancora rifnita. Infne il 22 novembre 1692 si biancheggia la chiesa, pagandosi onze 15 a mastro Andrea Falcone di Licodia Eubea.

II terre-moto del 1693 distruggendo la chiesa poneva fine a questo stillicidio di lavori mai completati. La chiesa fu ricostruita in altro sito, dov'è tuttora. II sito consentiva la costruzione di una chiesa ampia e in luogo assai praticabile, e si inseriva bene nel processo di rinnovamento edilizio ed urbanistico iniziato verso i primi del '600."

I lavori della costruzione della nuova chiesa, come di quella di S. Antonio, iniziarono quasi subito dopo il terremoto: la cosa non fu vista bene dal parroco e dal vescovo che ordinarono che si ricostruisse prima la Madre Chiesa.

Nel 1702 giunse a Buccheri l’Architetto fra' Michele da Ferla, dei padri Riformati, il quale tracciò la pianta della nuova chiesa orientandola verso occidente, in direzione della Piazza, e occupando il sito della vecchia chiesa dello Spirito Santo. 

I lavori erano stati ormai intrapresi ed erano a buon punto: nel 1724 furono completate le pareti collaterali della cupola centrale dal mastro Blasio Santoro e da mastro Giuseppe Ferrara da Palazzolo, quest'ultimo dovette "perfezionare tutti I'archi della nave della nuova chie­sa". Nel 1732 lacopo Dragotta di Caltagirone realizzò i pavimenti su disegno di Michelangelo Di Giacomo, che in questo anno è gia capomastro della fabbrica. La facciata si iniziò a costruirla nel 1708 e fu completata per quel che riguarda il primo ordine dall'architetto buccherese Michelangelo Di Giacomo nel 1750 come mostra anche un'iscrizione su una colonna della facciata sul lato sud: "Michaelangelus Di Giacomo /Bucch. Archite (...) ext. Ac (...) MDCCL". Nel 1754 Giovanni Battista Marino e Domenico Battaglia di Catania si obbligarono per realizzare la cappella dove fu collocata la statua della Maddalena. Nel 1768 furo­no pagale "onze 9 a d. Giacomo pittore di Augusta per aver pitturato li quadrami", e nel 1773 onze 38 a mastro Gaetano Rametta, col figlio Carmelo "per lo pulpito, sedili, presbiterio, e credenza di legname di noce": ma il Rametta non completa i lavori cosi I'anno dopo mastro Antonino Laganà di Militello si obbligò a " terminare il servigio principiato cioè li sedili del coro, con li due brachittoni (...) U pulpito, per complimento del servigio del Pergamo e sedili per deficienza di m. ro Gaetano Rametta che se ne fuggì (...)". Per quanto riguar­da il prospetto sempre nel 1774 si pagano onze 6 a m.ro Benedetto Alessi di Avola "capo maestro della prospettiva": al secondo ordine lavoreranno Don Gesualdo Di Giacomo, fratello di Michelangelo, che delineò il primo disegno nel 1787, lo stesso anno un altro disegno fu redatto da don Nicolò Sapia. e I'anno seguente (1788) don Carlo Maria Longobardi redasse quello che sembraessere il disegno finale, che fu visionato e approvato nel 1790 a Palermo dagli Architetti Giuseppe Venanzio Marvuglia, Salvatore Attinelli e Nicolò Peralta.

 

I lavori furono appaltati a Giambattista Santoro. C'e da aggiungere che sem­pre nel 1790, all'atto di aggiudicare i lavori al Santoro, i procuratori vollero aggiungere una modifica al progetto, fatta dall'architetto don Corrado Mazza, secondo cui il Santoro deve "fabricare la sudetta aggiunta che fu necessaria farsi nel secon­do ordine dal sud.o don Corrado Mazza architetto come si vede nel sud.o disegno riformato a 18 del presente (agosto) con dover fare il pilastro del membretto del campanile, li calaxcioni e tutto lo scorniciato, e lo scolpito della pietra di S. Andrea et altro come si è stabilito nel primiero contralto di obligazione del detto scaduto 30 giugno (...) pro mercede once 12 (...) col patto che detta aggiunta li procuratori sono obligati dare e prontuare innanzi detta chiesa entro il mese di aprile 1791 n° 670 intagli di pietre blanche che piacerà ai procurator, cioè 100 quadriglioni e lo resto a vascello.II prospetto fu completato defnitivamente nel 1792 con la posa di un'aquila in marmo, opera dello scultore catanese Giovanni Marino, delle due statue di S. Pietro e S. Paolo ai lati del secondo ordine e dei vasi della balaustrata del sagrato opera di mastro Filippo di Buscemi, pirriatore.L'interno della chiesa è a tre navate, con pianta longitudinale e basilicale. La centrale, più alta è chiusa da un soffitto voltato a vele ed è limitata da due file di colonne.

 

La navata di destra termina nella cappella della Maddalena: qui si può ammirare uno dei capolavori di Antonello Gagini: la Maddalena, scolpita in marmo nel 1508. Il 16 agosto 1507 lo scultore Antonello Gagini si obbli-gava infatti ad eseguire per la confraternita di S. Maria Maddalena, rappresentata da Antonio Anzalone e Antonio Cefilio. una statua della santa recante in mano un pomo e un libro come si rileva dagli atti di notar Giulio De Pascalio in data 16 agosto 1507.Dentro una nicchia della stessa cappella c’è una statua di legno dipinto raffigurante S. Biagio. La statua è opera dello scultore napoletano Gaetano Franzese al quale furono pagate nel 1781 onze 8 e tarì 24; lo stesso Franzese aveva realizzato nel 1780 la statua del Cristo resuscitato per 6 onze e 20 tarì. La quadreria è di modesto valore artistico: il quadro dell'Immacolata nel secondo altare di destra è datato 1758; di un certo intrresse è la "Natività": nella figura della giovinetta è rappresentata la figlia del committente in abiti d'epoca. La pala d'altare è opera di don Gesualdo Di Giacomo fratello di Michelangelo raffigurante "la vergine del remedio, la Maddalena penitente, S. Giovanni de Mata e altri santi". Nella cappella in fondo alla navata sinistra, notevole sono un crocifisso di fattura cinque-seicentesca e la statua, forse quattrocentesca, del Cristo alla colonna detto 'patri abbunnanzia', che ogni anno il giovedì santo veniva portato in processione per le campagne per la bcnedizione dei raccolti, seguito dal popolo a piedi scalzi e con in mano manipoli di spighe e luminarie di "busa" (ampelodesmo). II bell'organo è opera di Alfano Basile, mentre dei fratelli Rametta è il prospetto ligneo. Alcuni altari si devono a marmorari catanesi (Ignazio e Giovanni Marino).

tratto da "Buccheri - Storia, Arte, Tradizioni)
- testi di L. Lombardo-M. Ferrara
 

 

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